Premessa
Il Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo Femminile è la più frequente tra le disfunzioni sessuali femminili. E’ molto difficile fornirne con esattezza una definizione oggettiva di desiderio sessuale.
Per una maggiore comprensione possiamo considerarlo come il risultato di un’interazione positiva tra processi cognitivi interni (pensieri, fantasie e immaginazione), meccanismi neurofisiologici (eccitabilità centrale) e componenti affettive (umore e stati emotivi). Inoltre genere, età, salute e condizione sociale sono variabili importanti.
Attualmente è in corso una rivalutazione, da un punto di vista clinico, sul ruolo svolto dal desiderio sessuale femminile all’interno del ciclo di risposta sessuale. Esso viene oggi descritto come responsivo ad una adeguata attivazione/eccitazione sessuale. Non predispone l’eccitazione ma la succede.
Epidemiologia
In base a numerosi studi clinici, condotti su larga scala negli Stati Uniti e in diversi Paesi europei, la prevalenza del Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo Femminile si attesta in media attorno al 15% sotto ai 30 anni, sale al 22% intorno ai 40 anni, passa al 27% intorno ai 50 anni, raggiunge il 33% intorno ai 60 anni, per superare il 40% con l’aumentare dell’età.
Eziologia
Fattori psicologici e psichiatrici (aspetti relazionali e aspetti intrapsichici), fattori ormonali (estrogeni, testosterone, prolattina e ormoni tiroidei), fattori iatrogeni (farmaci e interventi chirurgici), insieme ad altri fattori (patologie sistemiche croniche e la presenza di altre disfunzioni sessuali) possono mutuamente associarsi e contribuire alla genesi del disturbo.
Caratteristiche diagnostiche
Nel valutare il Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo Femminile si deve tenere conto del contesto interpersonale. Il disturbo può essere espresso attraverso la mancanza di interesse per l’attività sessuale, l’assenza di pensieri erotici o sessuali e la riluttanza ad intraprendere l’attività sessuale e a rispondere agli approcci sessuali del partner.
Differentemente può essere espresso attraverso l’incapacità di eccitarsi sessualmente, di rispondere agli stimoli sessuali con il desiderio sessuale e con una mancanza di segni fisici di eccitazione sessuale (lubrificazione/vasocongestione vaginale). Entrambi gli aspetti devono verificarsi per un prolungato periodo di tempo.
Interventi terapeutici
Il trattamento viene impostato in base all’eziologia. Un approccio che tenga conto degli aspetti bio-psico-sociali dell donna e della coppia (quando possibile) è solitamente necessario. Quando vengono rilevate alterazioni ormonali (andregeni, estrogeni, progesterone) una adeguata terapia sostitutiva può incrementare il desiderio sessuale in breve tempo.
Maggiormente complessa si presenta la situazione in cui la riduzione del desiderio sessuale sia dovuta all’assunzione di farmaci. Non sempre infatti è possibile ricorrere all’interruzione o alla sostituzione del farmaco (vedi Depressione Maggiore). In tali casi un intervento combinato di tipo farmacologico e psicoterapeutico si rende necessario.
Quando la riduzione del desiderio sessuale è spiegabile in base a fattori psicologici di tipo relazionale o intrapsichici l’intervento psicoterapeutico risulta la soluzione appropriata. Nel caso in cui conflitti e afflizioni col partner siano aspetti preponderanti la psicoterapia di coppia è l’intervento privilegiato. Non esistono attualmente interventi farmacologici atti ad incrementare il desiderio sessuale.
In base alla specifica diagnosi è possibile intervenire con un trattamento farmacologico (sostitutivo), una psicoterapia di coppia (in caso di alterati rapporti di coppia) o una psicoterapia individuale (in caso di disagio psichico personale).